1.4: I geni sono le unità di base dell’ereditarietà

Blending vs Particulate inheritance

Il concetto una volta prevalente (ma ora screditato) di blending inheritance proponeva che un’essenza indefinita, nella sua interezza, contenesse tutte le informazioni ereditabili per un individuo. Si pensava che l’accoppiamento combinasse le essenze di ciascun genitore, proprio come la miscelazione di due colori di vernice. Una volta mescolati insieme, le caratteristiche individuali dei genitori non potevano essere nuovamente separate. Tuttavia, Gregor Mendel (Fig 1.10) è stato uno dei primi ad adottare un approccio quantitativo e scientifico allo studio dell’ereditarietà.

Figura \(\PageIndex{10}\): Gregor Mendel. (Original-unknown-PD)

Ha iniziato con ceppi ben caratterizzati, ripetuto i suoi esperimenti molte volte, e tenuto registrazioni accurate delle sue osservazioni. Lavorando con i piselli, Mendel mostrò che le piante a fiore bianco potevano essere prodotte incrociando due piante a fiore viola, ma solo se le piante a fiore viola avevano almeno un genitore a fiore bianco (Fig 1.11). Questa era la prova che il fattore genetico che produceva fiori bianchi non si era mescolato irreversibilmente con il fattore per i fiori viola. Le osservazioni di Mendel confutano l’ereditarietà della fusione e favoriscono un concetto alternativo, chiamato ereditarietà del particolato, in cui l’ereditarietà è il prodotto di fattori discreti che controllano i tratti indipendenti.

Figura \(\PageIndex{11}\): Ereditarietà del colore dei fiori in piselli. Mendel osservò che un incrocio tra puro allevamento, piselli bianchi e viola (generazione P) produceva solo progenie (generazione F1) con fiori viola. Tuttavia, la pianta a fiore bianco è riapparsa tra la progenie della generazione F2 di un accoppiamento tra due piante F1. I simboli P, F1 e F2 sono abbreviazioni per le generazioni genitoriali, prima filiale e seconda filiale, rispettivamente. (Originale-Deyholos-CC: AN)

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