Durante il 18 ° secolo Cuba dipendeva sempre più dal raccolto di canna da zucchero e dalle espansive piantagioni di schiavi che lo producevano. Nel 1740 la Havana Company fu costituita per stimolare lo sviluppo agricolo aumentando le importazioni di schiavi e regolando le esportazioni agricole. La compagnia non ebbe successo, vendendo meno schiavi in 21 anni di quelli venduti dagli inglesi durante un’occupazione di 10 mesi dell’Avana nel 1762. Le riforme di Carlo III di Spagna durante l’ultima parte del secolo stimolarono ulteriormente l’industria dello zucchero cubana.
Tra il 1763 e il 1860 la popolazione dell’isola è aumentata da meno di 150.000 a più di 1.300.000. Anche il numero di schiavi aumentò drasticamente, da 39.000 nel 1770 a circa 400.000 nel 1840—circa un terzo della popolazione dell’isola. Nel 19 ° secolo Cuba importò più di 600.000 schiavi africani, la maggior parte dei quali arrivarono dopo il 1820, la data che la Spagna e la Gran Bretagna avevano concordato avrebbe segnato la fine del commercio di schiavi nelle colonie spagnole. I proprietari di piantagioni cubane furono tra coloro che insistettero per continuare la tratta degli schiavi, nonostante le controversie sollevate tra i governi spagnolo e britannico.
Durante il periodo 1838-80 l’industria dello zucchero cubana divenne la più meccanizzata del mondo, utilizzando mulini a vapore (ingenios) e ferrovie a scartamento ridotto. L’espansione dei mulini da zucchero dominava il paesaggio da L’Avana a Puerto Príncipe, espellendo i piccoli agricoltori e distruggendo le estese foreste di latifoglie dell’isola. Nel 1850 l’industria dello zucchero rappresentava i quattro quinti di tutte le esportazioni, e nel 1860 Cuba produceva quasi un terzo dello zucchero mondiale. La crescita fenomenale dell’industria dello zucchero ha spinto una nuova classe di ricchi proprietari di piantagioni alla ribalta politica. Gli indiani messicani e i lavoratori a contratto cinesi aumentarono la forza lavoro, anche se le condizioni in cui lavoravano erano quasi degradanti e pericolose quanto la schiavitù. Nel frattempo, gli schiavi africani divennero più costosi quando la marina britannica attaccò i mercanti di schiavi in alto mare e gli Stati Uniti abolirono il proprio sistema di schiavitù. Nel 1865 la tratta degli schiavi africani finì, anche se la schiavitù non fu abolita a Cuba fino al 1886.
La vita rurale a Cuba era palesemente patriarcale, specialmente nelle piantagioni. Gli stili di vita erano più variegati nelle aree urbane, caratterizzate da consistenti popolazioni non bianche libere e da una notevole diversificazione occupazionale ed economica. Le famiglie tendevano ad essere grandi, aumentate da relazioni familiari estese e fittizie. Le donne delle classi superiori non lavoravano, ma molte raggiungevano alti livelli di istruzione generale. Tuttavia, la vita era difficile, anche nella più grande delle città cubane. La maggior parte dei visitatori a L’Avana trovato impuro e un luogo pericoloso per camminare. Inoltre, l’isola era afflitta da ricorrenti ondate di malattie: colera, malaria e influenza, specialmente durante i mesi estivi. D’altra parte, la vita sociale e culturale della città ha continuato a svilupparsi per servire i bisogni dei suoi residenti.