Joseph Kosuth scrisse una volta: “L’arte che chiamo arte concettuale è tale perché si basa su un’indagine sulla natura dell’arte.”One and Three Chairs è considerato uno dei primi lavori concettuali concepiti dall’artista, secondo un criterio da lui stesso definito “antiformalista” e che, tautologicamente, affronta un singolo processo di pensiero da tre prospettive separate: attraverso l’oggetto (la sedia), la sua rappresentazione o indice (la fotografia di quella stessa sedia), e due elementi linguistici (la parola che descrive l’oggetto, e la sua definizione). In questo modo, Kosuth sta attirando l’attenzione su un codice a tre vie di approccio alla realtà: un codice oggettivo, un codice visivo e un codice verbale (riferimento, rappresentazione e linguaggio). Si tratta di un’opera che rappresenta il seme dell’arte concettuale che alcuni critici, come Catherine Millet, hanno considerato, in diretta contraddizione con le intenzioni di Kosuth, come un esempio di formalismo, secondo la definizione di Clement Greenberg: quello che si riferisce esclusivamente all’arte, al fatto che un’opera commenta solo l’opera stessa. Millet ha visto questa auto-definizione dell’opera d’arte come “la norma di base dell’artista concettuale, che ha costruito un sistema teorico completo che ha preso nella loro definizione di un’opera d’arte, o un processo artistico, e la loro comprensione del progresso attraverso la realtà.”
Carmen Fernández Aparicio