Piazza del Popolo

Tra l’elegante Pincio e le rive del Tevere, Piazza del Popolo sbadiglia in un’enorme ellisse. Chiese, fontane, monumenti e memorie marmoree di eventi storici a Roma sia antichi che moderni impreziosiscono con gusto la piazza.

Fin dall’antichità, l’ingresso settentrionale della città formava un vestibolo nella città attraverso la porta delle Mura Aureliane. Anche se ora conosciuta come Porta del Popolo, ha avuto vari nomi nel corso dei secoli.

Originariamente chiamata Porta Flaminia dall’imperatore Aureliano che ne commissionò la costruzione, in epoca altomedievale fu chiamata Porta San Valentino, dal nome della Catacomba più vicina. Alla fine fu concordato il nome di Porta del Popolo, poiché la chiesa adiacente alla porta è Santa Maria del Popolo.

Piazza del Popolo era conosciuta come Piazza del Trullo nel Medioevo, dal nome della fontana conica che un tempo sorgeva al centro della piazza, che ricordava una caratteristica dimora dell’Italia meridionale. Il suo nome attuale potrebbe essere dovuto al pioppo, noto in latino come “populus” che significava anche persone, un’associazione adatta, in quanto vi si svolgevano vari eventi pubblici come fiere, giochi ed esecuzioni drammatiche.

Per secoli Piazza del Popolo ha avuto una fontana pubblica, una mangiatoia per cavalli e una cisterna per lavatrici. Fu Sisto V, nel 1589, a rivolgere la sua attenzione alla piazza. La fontana del Trullo, sotto la supervisione e la lavorazione di Domenico Fontana, doveva essere sostituita con l’obelisco egizio di Ramesse II, secondo per età e altezza solo a quello di San Giovanni,originariamente portato in città dall’imperatore Augusto, e messo nel Circo Massimo.

Il suo trasporto e l’installazione in Piazza del Popolo hanno dato alla piazza un’aria più regale e meno domestica. Quattro leoni acquasantiera, furono aggiunti all’obelisco nel 1823, durante il regno di Papa Leone XII.

L’evento successivo per sollecitare i lavori in Piazza del Popolo fu l’arrivo della regina Cristina di Svezia. Desiderosa di convertirsi al cattolicesimo romano, arrivò a Roma nel 1655, per una splendida accoglienza romana: proveniente da Nord, la sua prima visione fu attraverso Porta del Popolo.

Bernini era stato incaricato di restaurare la facciata interna dell’antica porta in vista del suo arrivo. Sopra l’arco fu posta una lapide con la scritta: “FELICI FAUSTOQUE INGRESSUI MDCLV” (Per un Ingresso Felice e Propizio) che rimane ancora oggi. Il suo ingresso fu così “felice” che non lasciò mai più Roma.

Verso la fine del Seicento, in mezzo all’invasione napoleonica, l’afflusso sempre crescente di visitatori e pellegrini, che scendeva su Roma attraverso Porta del Popolo, spinse la decisione di modernizzare la piazza.

Fino al Settecento, la piazza aveva una forma trapezoidale che convergeva sul cancello. Durante l’epoca napoleonica, il prefetto francese, Tournon, era a capo della” Commissione di abbellimenti ” a Roma.

Incaricò Valadier, un architetto romano, di ridisegnare Piazza del Popolo, cosa che fece con effetto sbalorditivo. I lavori iniziarono nel 1816, durarono fino al 1824 e segnarono la prima volta, dopo l’occupazione francese, che i prigionieri non venivano utilizzati per lavori.

Il progetto era quello di tenere conto degli importanti edifici esistenti: tre chiese, Santa Maria del Popolo, Santa Maria di Montesanto, Santa Maria dei Miracoli, l’obelisco, Porta del Popolo e Via del Corso, che dovevano rimanere intatte.

Le strutture laterali furono spazzate via ridefinendo il quadrato come un’ellisse e furono sostituite da ampie esedre. Questi sostenevano le fontane di Nettuno Tra due tritoni, e della Dea Roma su entrambi i lati, aggiunti nel 1823 durante il regno di Papa Leone XII. La piazza divenne quindi accessibile da un lato all’altro, così come ogni estremità.

Con un tocco di genio, la piazza era collegata al parco della collina sovrastante con una rampa di gradini e rampe curve, facendo sembrare il colle del Pincio a cascata nella piazza sottostante. Piazza del Popolo è stato l’ultimo contributo papale alla leggendaria architettura di Roma, e in molti modi riflette il suo splendore, ispirando un senso di soggezione nel visitatore.

A sottolineare questa supremazia, le tre chiese dedicate alla Vergine, circondavano l’obelisco che, anticamente, era stato dedicato al dio Sole pagano.

Le chiese gemelle all’estremità di Piazza del Popolo, che Valadier aveva incorporato nei suoi piani, erano state costruite ben più di un secolo prima. Sebbene iniziati da Carlo Rainaldi, furono completati da Gian Lorenzo Bernini con la collaborazione di Carlo Fontana. Rainaldi investì il meglio delle sue capacità nella progettazione e costruzione di Santa Maria dei Miracoli. Il suo compito era quello di ispirare e impressionare i viaggiatori che entravano in città, attirandoli attraverso la piazza per la bellezza delle chiese al di là.

La sua abilità di urbanista era evidente. Oltre ad essere rialzate rispetto al livello della piazza, le due chiese enfatizzavano le linee eleganti del Tridente, Via del Babbuino, Via del Corso e Via di Ripetta, irradiandosi oltre, aggiungendo profondità e prospettiva al quadro d’insieme. L’attenzione dell’osservatore, tuttavia, è attirata sulla piazza dalle splendide facciate e dall’apparente suggestiva simmetria di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria di Montesanto.

Ha anche usato un elemento di illusione, poiché le chiese, che appaiono così simili da lontano, sono in realtà affascinanti individuali.

La costruzione delle due facciate delle chiese non era un’impresa da poco, poiché le loro aree, diverse per dimensioni, ostacolavano l’elemento fondamentale della simmetria. Il problema è stato superato utilizzando diverse dimensioni della cupola. Santa Maria di Montesanto (con una superficie più piccola) ha una cupola ovale, mentre la più grande Santa Maria dei Miracoli è circolare. L’impressione dalla piazza tuttavia, è di due cupole identiche.

Il 15 luglio 1662 fu posata la prima pietra di Santa Maria di Montesanto. Dopo una breve interruzione nel 1673, la costruzione fu continuata e completata sotto la guida del Bernini e poi di Carlo Fontana. Poiché entrambe le chiese sono state progettate pensando all’accoglienza dei visitatori, le loro qualità esterne sono state prioritarie.

Oltre ad essere uno scenario monumentale, i portici delle chiese gemelle, toccati dal classicismo, si estendevano sulla piazza, rompendo con la tradizione dello stile barocco, preannunciando una nuova età architettonica. Fondendo le chiese con la piazza circostante, i monumenti e le strade, si crea un effetto armonioso, in cui un aspetto di questo corpo di spazio, non può essere separato da un altro.

La Chiesa di Santa Maria del Popolo (una delle tre chiese sulla piazza), fu costruita sul luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto l’imperatore Nerowas. La chiesa fu costruita su richiesta e pagata dal popolo romano (da qui il nome di Santa Maria del Popolo).

La leggenda narra che il dannato spirito di Nerone fu imprigionato in un albero di noce, che era cresciuto sopra il punto in cui giaceva il suo corpo. Il quartiere spaventato chiese che l’albero fosse bruciato e che vi fosse costruita una chiesa. Dedicata alla Vergine nel 1099, si riteneva che avesse effettivamente esorcizzato l’area delle antiche e sconvenienti “presenze” di demoni, streghe e misteriosi avvistamenti notturni del fantasma di Nerone.

Le linee pulite e semplici dell’ordine agostiniano nella facciata della chiesa sono opera del Bernini. All’interno pregevoli dipinti del Pinturicchio, di Annibale Carracci e la commovente “Conversione di San Paolo ” di Caravaggio e la”Crocifissione di San Pietro”.

Santa Maria del Popolo fu la prima chiesa di Roma ad avere una cupola con un tamburo ottagonale. Unico è anche il suo campanile in mattoni in stile tardo-gotico, con orologio, quattro piccoli pinnacoli e caratteristica piastrellatura.

La caserma Giacomo Acqua, di fronte a Santa Maria del Popolo, fu aggiunta nel 1823; la piccola cupola è stata progettata per riflettere quella dell’antica chiesa, per mantenere la simmetria della piazza.

I bar e i ristoranti della piazza non sono così storici, come altri luoghi della città, ma sono parte integrante di Piazza del Popolo, infestata negli anni da personaggi cari a Roma, come Trilussa, Guttuso e Pasolini.

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